In attesa del prossimo episodio, volevo trattare un tema che in realtà non riguarda soltanto il Trono di Spade, ma tutte le serie TV che amiamo e a cui siamo tanto affezionati, e non solo.
Sono consapevole del fatto che potrebbero arrivarmi insulti e malocchi di vario genere, ma grazie al cielo esiste ancora la libertà di pensiero e di parola. Pertanto, come di consueto, qualsiasi parere è ben accetto a patto che venga espresso in maniera educata e civile. Sennò ve gonfio.
Spero che i concetti di seguito espressi vengano interpretati ed estrapolati correttamente da chi li legge – il sarcasmo è di casa ma è sempre meglio specificare. Non è mia intenzione offendere qualcuno.
Vi prego, dunque, di leggere tutto il post prima di rispondermi con minchiate a profusione atomica (esempio di sarcasmo).
Dopo la quinta puntata della sesta stagione, abbiamo quasi rischiato la discesa di Satana sulla terra per via dell’adattamento che svela, nella versione italiana, il mistero sull’origine del nome “Hodor”.
Qualcuno aveva capito che stava per “hold the door”, ma ovviamente io non ero fra quei qualcuno. Avevamo dei dubbi in merito? Assolutamente no.
A prescindere, la domanda che tutti ci siamo fatti è stata: e come cazzo lo tradurranno adesso!?
La mia risposta è stata: probabilmente, male.
Partiamo da un presupposto: Twitter, che il lunedì sera è pieno di aspiranti George R.R. Martin più cagacazzi dell’originale, nella maggior parte dei casi confonde il doppiaggio con l’adattamento e la traduzione. Google risponde anche a questo genere di dubbi.
Sono tre cose ben distinte, quindi possiamo risparmiare il pubblico linciaggio ai doppiatori, che si mettono lì e danno voce ai nostri personaggi del cuore.
Il dialoghista è la figura che si occupa di adattare il dialogo nella propria lingua. Per quanto ne so, può coincidere o meno col traduttore.
Fatta questa precisazione molto basic, procediamo.
Ho letto un’intervista fatta all’adattatore del Trono, e volevo aprire un dibattito con voi, perché altrimenti finisce che trovo il modo di far diventare Daniela la figlia impostora di Lyanna e impazzisco fra gli spoiler prima della pubblicazione dell’ultimo libro.
Ulteriore premessa: sono laureata in lingue ma non sono specializzata in traduzione, né in adattamento. Purtroppo, all’epoca, non sapevo che mi sarei potuta dedicare a questo aspetto, altrimenti avrei immediatamente scelto una strada diversa e probabilmente più confacente alla mia indole.
Quindi no, non ho la presunzione di insegnare un mestiere che non so svolgere a chi lo svolge di professione, anche da poco tempo magari – e non è il caso di Matteo, comunque.
Semplicemente, dico cosa ne penso. Ci tengo a ribadire il concetto onde evitare fraintendimenti.
Nell’intervista viene spiegato che il primo passo verso sto benedetto adattamento è stato individuare tutte le parole che contenessero la particella “odo”. Non è stata un’idea malvagia, anche se il dire che hanno aspettato fino al giorno prima della consegna mi lascia un po’ così…
Comunque sia, viene spontaneo pensare a “modo”, data la situazione in cui si trovano i personaggi. Anche perché, e lo domando in quanto non utilizzo sottotitoli per seguire, non ho capito come nel fandom si sia arrivati da “tieni duro” a “Hodor”. Forse “tieni l’orda” o “ferma l’orda” avrebbero avuto più senso, boh.
Per rispondere ai vari “sarebbe stato meglio lasciare i sottotitoli con l’audio originale”… NO. Lo so che in alcuni casi lo fanno, ma per come la vedo io, o traduci e adatti tutto, oppure niente. Non la trovo una scelta sensata, fatta eccezione per le canzoni, che sono un altro paio di maniche.
And now it’s time for pippardone gigante.
Il doppiaggio.
In Italia non siamo tutti giovani e freschi di studio, quindi sarebbe quantomeno impensabile proporre alle persone dai 50-60 anni in su di sorbirsi film e quant’altro in lingua originale. E magari tutto sottotitolato, così se non sei allenato a seguire video e scritte insieme, perdi le diottrie tutte in una volta. Pensate a vostra nonna, per dire.
Non apro la parentesi sui sottotitoli per non udenti perché è un discorso diverso.
Ecco che il doppiaggio, quello fatto BENE, non come qualcuno a caso che si autodoppia ammerda su Matrix, si rivela utilissimo se non addirittura indispensabile.
Unica (grandissima) pecca: la perdita delle cadenze, degli accenti. Immagino che la Cersei italiana non suoni esattamente come l’originale…
Passiamo oltre.
Lasciamo da parte chi non ha potuto studiare per qualsivoglia motivo, chi proprio non è portato per le lingue in generale e quindi fatica… un po’ come me che, nonostante le ripetizioni, prendevo sempre voti bassi in matematica e fisica.
Insomma, lasciamo da parte tutti i casi particolari, okay? Okay? Bene.
Fra le persone rimaste, c’è chi come me ama le lingue e chi proprio non ne vuole sapere, principalmente (a mio avviso) per ottusità mentale. Come quando a scuola cercano di convincerti che la matematica serve sempre e tu non ci credi, e poi scopri che è vero. Solo che ormai, al massimo, riesci a capire giusto come funzionano gli insiemi.
Sento in continuazione persone che parlano dell’apprendimento di una seconda lingua con un atteggiamento di chiusura, quasi schifate.
Diciamo la verità: le lingue sono da sempre bistrattate e malviste. Sono le classiche materie che, insieme ad arte o educazione fisica, vengono prese come “l’ora di scazzo”.
Eppure, io sono convinta che siano necessarie per la formazione di un individuo. La famosa “infarinatura generale” di cui tanto si sente parlare.
Non so se, almeno in parte, dipenda dal metodo di insegnamento. Quel che è certo, è che viviamo in un paese in cui non si è spronati ad apprendere. Viviamo in uno stato in cui si impara a dire “selfie” perché va di moda, quando fino all’altro ieri si chiamava semplicemente “autoscatto”.
Qui non è interessante imparare l’inglese, perché “tanto se vado all’estero mi faccio capire a gesti”. Certo, poi magari fai na figura demmerda, però capiscono… che sei un po’ poraccio.
Scusate la brutalità.
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L’inglese non sarà la lingua più parlata al mondo, perché esiste lo spagnolo, esiste il cinese, ma è parlata, e molto. E quando si tratta di film e serie tv direi che è la lingua per eccellenza. Quindi perché questa chiusura mentale? Poi non vi lamentate se non riuscite a far colpo su Gionsnò o la Khaleesi perché sapete dire solo “ellò” con accento antisgamo, eh.
Non parliamo poi degli inediti che non vengono trasmessi in tv qui da noi. Se non ci fossero i subber che lavorano come muli aggratisse, voglio vedere dove si andrebbe a parare. [potrei approfondire con un post in merito, viste le notizie degli ultimi giorni, ma forse è meglio di no…]
Penso di esprimere un parere diffuso quando dico che non è un lavoro semplice, come tanti credono. Ci vuole tanto impegno, tempo, tanta voglia, passione, rispetto delle persone, pazienza, voglia di imparare.
Non è facile.
Spesso capita, ed è successo anche a me, di trovarsi di fronte a cose non dico intraducibili ma che ti fanno pensare e parecchio. E quando devi concentrare un tot di caratteri in un tot di secondi, se non attivi le sinapsi è la fine.
Lo dico perché nonostante “trumod” non mi sia piaciuto come adattamento, un po’ mi sono messa nei panni di chi ha dovuto sbrigarsela in tempi davvero serrati. Sappiamo benissimo che la messa in onda il giorno successivo a quella statunitense fa sì, almeno in minima parte, che la versione doppiata ne risenta. Magari è anche colpa delle case di produzione che inviano il materiale all’ultimo secondo, eh.
Insomma, la soluzione a sto marasma di problemi che propongo da anni, è la visione di contenuti in lingua originale. Ai tempi del liceo, tre quarti dei miei compagni si contorceva in preda alle convulsioni quando ci proponevano film (anche carini) in inglese. E, purtroppo per loro, sono rimaste delle capre ignoranti, da questo punto di vista. Magari non tutti, ma molti.
Come dice una famosa foto sul web: fotti il sistema, studia!
Fine. Spero di non aver scritto strafalcioni perché sto post me lo porto dietro da giorni. Iniziano a incrociarmisi gli occhi.
Lo ripeto ancora, a costo di sentirmi dire che sono monotona: il post, come il blog in generale, è soltanto un mezzo per il dialogo.
Ovviamente non misuro la cultura delle persone in base alla loro conoscenza dell’inglese, questo spero sia chiaro. La base del discorso è un’altra, penso di averlo specificato anche troppe volte…
Se avessi anche solo una minima speranza di farcela, mi piacerebbe intraprendere la carriera da traduttrice. Per il momento, mi limito a fare la freelance e non demordo, nella vita non si sa mai.
Mi piace molto il tuo approccio, lo condivido pienamente! Non sapevo fossi una subber, stima infinita e milioni di grazie, io guardo molte serie sottotitolate e spesso penso a quanto possa essere faticoso fare questo mestiere aggratis!
Per quanto riguarda l'idea che l'ora di lingue sia un'ora inutile, r a b b r i v i d i s c o! Conosco molte persone che la pensano in questo modo.
Sono un ingegnere e reputo lo studio della lingua (inglese in questo caso) di pari importanza allo studio della matematica.
Certo, poi ci sono i soliti somari che non sanno parlare manco l'italiano, ma questo è un altro discorso…..
Un saluto! 😉
Ciao Cri, sono contenta che il messaggio sia passato correttamente…internet da questo punto di vista è sempre un campo minato. E sono contenta di non essere pazza, che ci siano altri che la vedono come me.
Non sono brava come i subber che svolgono quest'attività da anni, però mi diverto e imparo un sacco di cose. Lo consiglio a tutti 😀 Ottimo modo per fare esercizio!
Grazie infinite per il commento, mi ha fatto davvero piacere riceverlo 🙂